CBD e infiammazioni

CBD e Infiammazioni

Il cannabidiolo (CBD) e altri fitocannabinoidi sembrano possedere molteplici proprietà benefiche e curative. Molte evidenze scientifiche suggeriscono che le sostanze derivate dalla pianta di Cannabis s. (fitocannabinoidi, terpeni, cannaflavine, isoflavoni) possano avere, tra le altre, importanti attività antinfiammatorie. Ma cos’è l’infiammazione? E come l’estratto di canapa può agire come antinfiammatorio? Se siete curiosi, partiamo insieme per un altro viaggio!

L’infiammazione: cos’è?

L’infiammazione (definita con i termini medici di flogosi o risposta flogistica) è un meccanismo di difesa che il nostro organismo attiva quando si verifica un danno di varia natura ai tessuti. Un processo infiammatorio, quindi, viene innescato quando siamo esposti ad agenti patogeni (come virus, batteri, funghi), ad agenti chimici (sostanze tossiche o veleni), ad agenti fisici (come le radiazioni solari) oppure subiamo un trauma o soffriamo di una patologia.

L’infiammazione, perciò, è un meccanismo di difesa dagli agenti patogeni, di riparazione del danno tessutale e di ripristino delle normali funzioni dell’organismo e della sua omeostasi. Tuttavia, per quanto sia un meccanismo di protezione, se non adeguatamente regolata, l’infiammazione può causare essa stessa dei danni (White e Mantovani, 2013).

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L’infiammazione acuta e cronica

Il processo infiammatorio è costituito da una serie di eventi che si verificano a “cascata” seguendo una successione precisa. La fase iniziale è caratterizzata dalla dilatazione dei vasi sanguigni (vasodilatazione) che permette un aumento del flusso sanguigno al sito del danno (detto anche focolaio flogistico). Subito dopo, i vasi sanguigni diventano permeabili e rilasciano all’esterno il cosiddetto essudato, formato da liquidi, proteine e globuli bianchi. A questo punto, nel sito dell’infiammazione si accumulano diverse tipologie di cellule che svolgono varie funzioni:

  • producono molecole (chiamate mediatori dell’infiammazione) che contribuiscono all’avvio, al mantenimento e alla risoluzione dell’infiammazione
  • eliminano l’agente che hanno attivato la risposta infiammatoria
  • stimolano la risposta immunitaria per proteggere l’organismo

Queste fasi si verificano nel corso dell’infiammazione acuta, il cui processo si risolve nel giro di pochi giorni.

L’infiammazione cronica ha una lunga durata e può iniziare come tale oppure può essere la conseguenza di un’infiammazione acuta non completamente guarita. Quest’ultimo caso, la cronicizzazione dell’infiammazione, si verifica quando ciò che ha causato l’infiammazione non può essere completamente eliminato oppure quando i processi di guarigione non funzionano in maniera appropriata.

Rispetto all’infiammazione acuta, nell’infiammazione cronica sono coinvolti principalmente i tessuti mentre gli effetti sui vasi sanguigni (risposta vascolare) sono limitati o del tutto assenti.

La guarigione dal processo infiammatorio, definita anche risoluzione dell’infiammazione, può avvenire quando l’essudato è riassorbito e le cellule morte (inclusi i globuli bianchi che hanno terminato la loro funzione) vengono eliminate.

Quando il danno causato è consistente o il tessuto nel quale si è localizzata l’infiammazione non si rigenera facilmente, si può avere la formazione di una cicatrice fibrosa (White e Mantovani, 2013).

L’infiammazione: quali sono i sintomi?

I sintomi dell’infiammazione, definiti anche “segni cardinali” dell’infiammazione, sono:

  • il rossore (rubor), causato dalla dilatazione dei vasi sanguigni.
  • Il calore (calor), l’aumento della temperatura a livello del sito del danno e causato dall’aumento del flusso sanguigno
  • Il gonfiore o edema (tumor), dovuto alla formazione dell’essudato che ha lo scopo di contrastare l’agente dannoso
  • Il dolore (dolor), causato dal gonfiore dei tessuti, dalla vasodilatazione e dal rilascio delle sostanze chimiche coinvolte nell’infiammazione (i mediatori dell’infiammazione)
  • La compromissione della funzionalità della zona colpita (functio lesa), causata dal dolore o dal gonfiore che possono impedirne il movimento o la funzionalità.

Bisogna ricordare che questi segni non sempre sono presenti contemporaneamente e, in alcuni casi, possono mancare del tutto. Questo perché l’intensità della risposta infiammatoria dipende dalla gravità del danno che l’ha attivata (White e Mantovani, 2013).

Nel caso in cui la risposta infiammatoria sia particolarmente intensa o il sito del danno sia esteso, le sostanze chimiche che vengono rilasciate raggiungono il circolo sanguigno e si diffondono in tutto l’organismo, dando origine a sintomi non più localizzati al sito colpito ma diffusi all’intero organismo (sintomi sistemici), quali:

  • l’aumento del numero di globuli bianchi nel sangue (leucocitosi)
  • febbre
  • sintesi di particolari proteine (proteina C reattiva – PCR, etc) da parte del fegato (White e Mantovani, 2013).

L’infiammazione: quali sono le cause?

Abbiamo visto come il processo infiammatorio sia una risposta di difesa dell’organismo. Ma difesa da quali tipo di minacce?

L’infiammazione può essere causata da:

  • microrganismi patogeni (come virus, batteri, funghi o parassiti) che causano le comuni malattie infettive, come, ad esempio, laringiti, faringiti, bronchiti
  • traumi fisici come ustioni, congelamento, punture d’insetto, la presenza di corpi estranei all’interno di una ferita
  • sostanze chimiche o tossiche che si ritrovano nell’ambiente o che sono prodotte in eccesso nel corso dei processi metabolici dell’organismo
  • agenti fisici, come l’esposizione a radiazioni
  • risposta immunitaria difettosa, come nel caso delle malattie autoimmuni, o eccessiva, come avviene nel caso delle allergie (White e Mantovani, 2013).

 

L’infiammazione: come curarla?

La cura dell’infiammazione differisce in base alla sua gravità, alla intensità dei sintomi, alle condizioni di salute generale della persona colpita o altre eventuali complicazioni.

Per le infiammazioni di lieve entità, generalmente, può essere sufficiente applicare ghiaccio o impacchi freddi sulla zona interessata, stare a riposo e, se proprio necessario, prendere un farmaco anti-infiammatorio.

Esistono due diversi tipi di farmaci anti-infiammatori:

  • anti-infiammatori non steroidei (FANS, come l’ibuprofene e l’aspirina), che agiscono riducendo la produzione dei mediatori chimici dell’infiammazione, il dolore e/o abbassare la temperatura (antipiretici)
  • cortisonici o farmaci anti-infiammatori steroidei, molto più potenti dei FANS, che agiscono bloccando l’azione di tutte le sostanze e l’attività di tutte le cellule coinvolte nell’attivazione della risposta infiammatoria.

Quando la causa che ha provocato l’infiammazione è difficile da eliminare oppure è presente un’infezione batterica, si può rendere necessario il trattamento con antibiotici.

Tuttavia, questi farmaci provocano effetti collaterali che possono essere anche gravi. I FANS e i cortisonici, ad esempio, impediscono la formazione del muco prodotto nel tratto-gastrointestinale e che ha la funzione di proteggere le pareti dello stomaco dall’azione degli acidi gastrici. Per questo motivo possono indurre, soprattutto se assunti per un lungo periodo, ulcere gastriche. Inoltre, gli antinfiammatori classici alterano la produzione delle molecole che regolano la viscosità del sangue, con il rischio di indurre sanguinamenti eccessivi ed emorragie. I cortisonici, utilizzati soprattutto per il trattamento dell’infiammazione cronica, possono portare alla cosiddetta sindrome di Cushing caratterizzata da alterazioni comportamentali, assottigliamento della pelle, osteoporosi, redistribuzione del grasso corporeo, gonfiore (White e Mantovani, 2013).

I fitocannabinoidi CBD e la cura dell’infiammazione

Quelli appena descritti sono solo alcuni degli effetti collaterali causati dagli antinfiammatori, pertanto la valutazione di cure alternative o da utilizzarsi in combinazione con i farmaci classici, è assolutamente necessaria.

Numerosi studi clinici e pre-clinici suggeriscono che le sostanze estratte dalla pianta di Cannabis s. possiedono proprietà antinfiammatorie.

La Cannabis s. produce una grande quantità di molecole, principalmente i fitocannabinoidi. Tra questi, i più abbondanti sono rappresentati dal tetraidrocannabinolo (o THC o delta9THC con attività psicotropa) e dal cannabidiolo (o CBD, che spesso si trova sotto forma di olio CBD, l’olio di Cannabis, e che non ha attività psicotropa) (Hanuš et al., 2016).

Oltre ai fitocannabinoidi, la cannabis produce anche un’insieme di altre sostanze non cannabinoidi, tra i quali terpeni, flavonoidi (come le cannaflavine) e acidi grassi (El Sohly et al., 2017; Bautista et al., 2021).

Studi in vitro ed in vivo suggeriscono che il CBD abbia notevoli proprietà antinfiammatorie e migliori gli stati infiammatori associati alle patologie degenerative. Infatti, il CBD riduce significativamente i livelli di molti mediatori chimici dell’infiammazione, riduce la migrazione e l’attività dei globuli bianchi coinvolti nel processo e diminuisce sia lo stress ossidativo sia i processi tossici che causano la morte cellulare (Lanuti et al., 2015; Ribeiro et al., 2012; El-Remessy et al., 2008).

Sebbene le modalità con cui il CBD eserciti tali effetti siano ancora poco conosciuti, gli studi indicano che possano essere mediati da diverse tipologie di recettori, come i recettori per i cannabinoidi CB2, i recettori per l’adenosina e la serotonina (Pazos et al., 2013; Castillo et al., 2010, Carrier et al., 2006).

Ma l’aspetto soprendente è che l’intero fitocomplesso estratto dalla cannabis sembrerebbe avere proprietà antifiammatorie ancora più potenti. Questo estratto, noto anche con il nome di full spectrum Hemp Extract (Estratto di canapa a spettro completo), funziona mediante un meccanismo chiamato “effetto entourage”, tramite il quale i preziosi derivati della Cannabis s. si potenziano a vicenda e potenziano, contemporaneamente, l’importante attività regolatrice del Sistema Endocannabinoide (Koltai et al., 2019; Namdar et al., 2019; Mazuz et al., 2020; Anis et al., 2021).

 

Ad esempio, l’estratto di canapa riduce l’infiammazione della pelle (dovuta a disturbi come l’acne), l’infiammazione intestinale (dovuta a disturbi come la colite o il morbo di Chron) e diminuisce i mediatori dell’infiammazione in pazienti affetti da HIV (Watson et al., 2021; Sangiovanni et al., 2019; Pagano et al., 2016).

Non solo! I ricercatori dell’Università di Guelph (Canada) hanno dimostrato che due molecole presenti nell’estratto di Cannabis s., le cannaflavine A e B, sarebbero addirittura fino a 30 volte più potenti dell’aspirina (Rea et al., 2019).

L’azione antinfiammatoria dell’olio di canapa, insieme all’azione antidolorifica, può essere considerata un efficace ausilio per chi è affetto da disturbi o patologie caratterizzate da stati infiammatori più o meno gravi, come quelle muscolari e articolari o della pelle.

Oltre ad essere un supporto per gli stati infiammatori associati, ad esempio, all’artrite o all’artrosi è possibile utilizzare l’olio di canapa anche come olio terapeutico nel post-allenamento.

Dopo un workout intenso i muscoli e le articolazioni spesso sono doloranti. L’applicazione topica, mediante un massaggio, di un prodotto che contiene l’estratto di canapa completo (non il semplice CBD oil o olio di CBD!) aiuta a ritrovare sollievo dopo l’allenamento o nel caso di dolori muscolari o articolari.

Continua a seguirci per essere aggiornato sui prossimi sviluppi!

Referenze

Anis, O., Vinayaka, A. C., Shalev, N., Namdar, D., Nadarajan, S., Anil, S. M., et al. (2021). Cannabis-Derived Compounds Cannabichromene and Δ9-Tetrahydrocannabinol Interact and Exhibit Cytotoxic Activity against Urothelial Cell Carcinoma Correlated with Inhibition of Cell Migration and Cytoskeleton Organization. Molecules 26 (2), 465. doi:10.3390/molecules26020465

Bautista, J. L., Yu, S., and Tian, L. (2021). Flavonoids in Cannabis Sativa: Biosynthesis, Bioactivities, and Biotechnology. ACS omega 6 (8), 5119–5123. doi:10.1021/acsomega.1c00318

Carrier, E. J., Auchampach, J. A., and Hillard, C. J. (2006). Inhibition of an Equilibrative Nucleoside Transporter by Cannabidiol: a Mechanism of Cannabinoid Immunosuppression. Proc. Natl. Acad. Sci. U S A. 103 (20), 7895–7900. doi:10.1073/pnas.0511232103

Castillo, A., Tolón, M. R., Fernández-Ruiz, J., Romero, J., and Martinez-Orgado, J. (2010). The Neuroprotective Effect of Cannabidiol in an In Vitro Model of Newborn Hypoxic-Ischemic Brain Damage in Mice Is Mediated by CB(2) and Adenosine Receptors. Neurobiol. Dis. 37 (2), 434–440. doi:10.1016/j.nbd.2009.10.023

El-Remessy, A. B., Tang, Y., Zhu, G., Matragoon, S., Khalifa, Y., Liu, E. K., et al. (2008). Neuroprotective Effects of Cannabidiol in Endotoxin-Induced Uveitis: Critical Role of P38 MAPK Activation. Mol. Vis. 14, 2190–2203.

El Sohly, M. A., Radwan, M. M., Gul, W., Chandra, S., and Galal, A. (2017). “Phytochemistry of Cannabis Sativa L,” in Phytocannabinoids: Unraveling the Complex Chemistry and Pharmacology of Cannabis Sativa. Editors A. D. Kinghorn, H. Falk, S. Gibbons, and J. I. Kobayashi (Cham: Springer International Publishing), 1–36. doi:10.1007/978-3-319-45541-9_1

Hanuš, L. O., Meyer, S. M., Munoz, E., Taglialatela-Scafiti, O., and Appendino, G. (2016). Phytocannabinoids: a Unified Critical Inventory. Nat. Prod. Rep. 33, 1357–1392. doi:10.1039/C6NP00074F

Koltai, H., and Namdar, D. (2020). Cannabis Phytomolecule ‘Entourage’: From Domestication to Medical Use. Trends Plant Sci. 25 (10), 976–984. doi:10.1016/j.tplants.2020.04.007

Lanuti, M., Talamonti, E., Maccarrone, M., and Chiurchiù, V. (2015). Activation of GPR55 Receptors Exacerbates oxLDL-Induced Lipid Accumulation and Inflammatory Responses, while Reducing Cholesterol Efflux from Human Macrophages. PLoS One 10 (5), e0126839. doi:10.1371/journal.pone.0126839

Mazuz, M., Tiroler, A., Moyal, L., Hodak, E., Nadarajan, S., Vinayaka, A. C., et al. (2020). Synergistic Cytotoxic Activity of Cannabinoids from Cannabis Sativa against Cutaneous T-Cell Lymphoma (CTCL) In-Vitro and Ex-VivoOncotarget 11, 1141–1156. ‏. doi:10.18632/oncotarget.27528

Namdar, D., Voet, H., Ajjampura, V., Nadarajan, S., Mayzlish-Gati, E., Mazuz, M., et al. (2019). Terpenoids and Phytocannabinoids Co-produced in Cannabis Sativa Strains Show Specific Interaction for Cell Cytotoxic Activity. Molecules 24, 3031. doi:10.3390/molecules24173031

Pagano, E., Capasso, R., Piscitelli, F., Romano, B., Parisi, O. A., Finizio, S., et al. (2016). An Orally Active Cannabis Extract with High Content in Cannabidiol Attenuates Chemically-Induced Intestinal Inflammation and Hypermotility in the Mouse. Front. Pharmacol. 7, 341. doi:10.3389/fphar.2016.00341

Pazos, M. R., Mohammed, N., Lafuente, H., Santos, M., Martínez-Pinilla, E., Moreno, E., et al. (2013). Mechanisms of Cannabidiol Neuroprotection in Hypoxic-Ischemic Newborn Pigs: Role of 5HT(1A) and CB2 Receptors. Neuropharmacology 71, 282–291. doi:10.1016/j.neuropharm.2013.03.027

Rea K.A., Casaretto J.A., Al-Abdul-Wahid M.S., Sukumaran A., Geddes-McAlister J., Rothstein S.J., Akhtar T.A. Biosynthesis of cannflavins A and B from Cannabis sativa L. Phytochemistry. 2019 Aug;164:162-171. 10.1016/j.phytochem.2019.05.009

Ribeiro, A., Ferraz-de-Paula, V., Pinheiro, M. L., Vitoretti, L. B., Mariano-Souza, D. P., Quinteiro-Filho, W. M., et al. (2012). Cannabidiol, a Non-psychotropic Plant-Derived Cannabinoid, Decreases Inflammation in a Murine Model of Acute Lung Injury: Role for the Adenosine A(2A) Receptor. Eur. J. Pharmacol. 678 (1-3), 78–85. doi:10.1016/j.ejphar.2011.12.043

Sangiovanni, E., Fumagalli, M., Pacchetti, B., Piazza, S., Magnavacca, A., Khalilpour, S., et al. (2019). Cannabis Sativa L. Extract and Cannabidiol Inhibit In Vitro Mediators of Skin Inflammation and Wound Injury. Phytother. Res. 33 (8), 2083–2093. doi:10.1002/ptr.6400

Watson, C. W., Campbell, L. M., Sun-Suslow, N., Hong, S., Umlauf, A., Ellis, R. J., et al. (2021). Daily Cannabis Use Is Associated with Lower CNS Inflammation in People with HIV. J. Int. Neuropsychol. Soc. 27 (6), 661–672. doi:10.1017/S1355617720001447

White SR, Mantovani AR. Inflammation, wound repair, and fibrosis: reassessing the spectrum of tissue injury and resolution. Journal of Pathology. 2013; 229(2):141-4

Watson et al., 2021; Sangiovanni et al., 2019; Pagano et al., 2016

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Articolo scritto da Cecilia Pinchera

Cecilia Pinchera

Biologa molecolare, laureata in Scienze Biologiche e successivamente in Genetica e Biologia Molecolare. Durante la laurea magistrale ha svolto attività di ricerca nel campo della neurofisiopatologia, occupandosi, in particolare, della SLA e dei suoi meccanismi neurodegenerativi e fisiopatologici. Dal 2022 collabora con Eusphera, un'azienda nutraceutica pioniera nella lavorazione e produzione di cannabidiolo e altri fitocannabinoidi con attività non psicotropa in Europa.

Si ricorda che allo stato il CBD è una sostanza farmacologicamente attiva (“API”) non psicotropa presente, peraltro, nel medicinale “Epidiolex” autorizzato dalla EMA (che consiste in un olio con CBD al 10% estratto da infiorescenze di cannabis sativa L.).  Le composizioni contenenti ad uso orale CBD possono inoltre essere allestiti in farmacie mediante preparazioni galeniche secondo le procedure previste dalla monografia presente nella farmacopea tedesca e secondo i dettami dell’art. 5 della L. n. 94/1998 (cd. “Legge Di Bella”).

Ai sensi del D.M. Min. Salute del 7.08.2023 le composizioni per somministrazione ad uso orale di CBD ottenuto da estratti di cannabis sono inseriti nella tabella dei medicinali, sezione B, di cui al DPR 309/1990. Al contempo, al pari di altre sostanza farmacologicamente attive (glicerina, bromelina, acido azelaico ecc.), il Cannabidiolo può anche essere impiegato come ingrediente nella formulazione di prodotti cosmetici, dal momento che, pur avendo effetti sul corpo, questi non incidono in maniera significativa nei processi biochimici umani. Il Cannabidiolo, infatti, è ammesso dal Reg. (CE) n. 1223/2009 come ingrediente cosmetico sia di produzione sintetica che di origine naturale purchè estratto da parti non vietate della pianta di cannabis sativa L. dalla Single Convention on Narcotic Drugs.

Tutti i prodotti commercializzati da Eusphera e presenti in questo sito sono integratori alimentari conformi alla normativa vigente o prodotti cosmetici ad uso topico esterno nei quali sono stati impiegati ingredienti conformi alla vigente normativa in materia cosmetica. Tali prodotti NON sono medicinali

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